daniele jost

selected ambient works vrs.8.1

Frail


Hyunnart Studio – Roma
a cura di Mario de Candia e Patrizia Ferri


Giovanni Albanese, Matteo Basilé, Enrico Bentivoglio, Françoise & Daniel Cartier, Primarosa Cesarini Sforza, Elivio Chiricozzi, Antonio Cimino, Gianfranco D’Alonzo, Massimo Drago, Bruna Esposito, Andrea Fogli, Anja Gallaccio, Paola Gandolfi, Alessandro Gianvenuti, Luca Guatelli, Daniele Jost, Bruno Lisi, Li Wei, Giuliano Lombardo, Renato Mambor, Vittorio Messina, Riccardo Monachesi, Marina Paris, Dino Pedriali, Alfredo Pirri, Oliviero Rainaldi, Cloti Ricciardi, Fiorella Rizzo, Rui Sanchez, Mario Sasso, Stefano Scheda, Donatella Spaziani, Adrian Tranquilli, Michele Zaza

FRAIL segue di conseguenza e fa da contraltare alla mostra NERVE, presentata nel passato dicembre. Così come la precedente, anche FRAIL racconta del corpo, ma in un modo del tutto opposto ai contenuti e temi di NERVE. Se la prima si costruiva, con dichiarata ironia, intorno a stati d’animo pulsionali, all’immaginario erotico e sessuale, sfiorando anche i confini della pornografia, FRAIL prende in considerazione il corpo con uno sguardo nostalgico e melanconico, quindi al di fuori di tutto quanto ha a che fare con aspetti, significati, accezioni pertinenti alla sfera delle pulsioni individuali o dell’immaginario. Soprattutto la mostra tende ad evidenziare quello che si situa oltre l’apparenza fisica e l’epidermico, per sottolineare certi aspetti di “fragilità” – del resto significato del titolo- e di delicatezza che sono prerogativa del corpo.
Come sottolinea il titolo, la mostra verte soprattutto su questi aspetti del corpo come entità fragile e delicata, quindi includendo il versante delle relazioni sia interne sia esterne, dello stare ed esistere, dei disagi e delle piccole nevrosi quotidiane, compresi anche quelli relativi alla sua transitorietà, della sua inattualità e inadeguatezza nel mondo d’oggi. Non da ultime, la mostra punta su certe accezioni e prerogative che il corpo, come “luogo assoluto e relativo”, sembra avere perduto o per certi altri aspetti risulta minimizzato e reso insignificante nella cultura contemporanea: il corpo come misura di tutte le cose, il corpo come primo tramite dei rapporti e dello stare nel mondo, il corpo come matrice assoluta e primaria di tutte le rappresentazioni: il corpo come fine, non come mezzo o materia.
Le opere di trentacinque autori declinano altrettanti ascolti, percezioni, accezioni relative a quanto si gioca intorno al corpo come condensato fisico e psichico con tutte le sue lacerazioni, debolezze, cadute, sparizioni, tracce, memorie, ombre …

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